mercoledì 30 aprile 2014
Aldrovandi: un'altra occasione persa per il Sap
venerdì 30 agosto 2013
La bellezza è nella diversità
Ogni Venerdì mattina, l'ufficio immigrazione è aperto al pubblico per dare informazione e disbrigo delle pratiche di permessi e carte di soggiorno ai parenti di cittadini italiani (coniugi, figli e genitori). Un flusso infinito di coppie miste, di bambini con occhi a mandorla e i cappelli biondi, o a volte con la pelle color cioccolato e gli occhi azzurri e a volte anche di anziani da popoli lontani che seguono i figli diventati cittadini italiani. Persone da ogni parte del mondo con lingue, religione, razze e colori diversi, ma che fanno parte dello stesso nucleo famigliare,
L'Italia di oggi è fatta anche di queste persone, di queste famiglie e di questi bambini invisibili di cui non parla nessuno.
Condividono con noi ansie e speranze, ci arricchiscono non solo di crescita demografica ma anche d'esperienze e di competenze nuove, eppure c'è qualcuno che si ostina a rifiutare il cambiamento e a negare l'evidenza per paura o per interesse o solo per ignoranza, alzano i muri e creano ostacoli senza rendersi conto che il vento non si ferma con le mani e che la vita è meglio vederla a colori invece accontentarsi del bianco e nero.
mercoledì 28 agosto 2013
La Siria di oggi è l'Iraq di ieri. Una guerra per sopravvivenza
Iraq, Afganistan e adesso tocca anche alla Siria, lo stesso scenario con lo stesso protagonista: Gli Stati Uniti d'America. Come un vecchio film a puntate. Tutto inizia con false accuse e una feroce propaganda contro il nemico: Armi chimiche di Saddam, Al Qaida, il terrorismo dei Talebani per l'Afganistan e adesso il gas nervino in Siria, isolare il nemico da fuori e indebolirlo addestrando e armando gli oppositori di dentro per arrivare all'offensiva militare e dargli il colpo di grazia,acon l'appoggio degli amici e il silenzio degli nemici. Una guerra pulita e quasi santa, confezionata e preparata per portare pace e democrazia e salvare i popoli sottomessi dalla morsa dei dittatori, invece è una lezione di vita per tutte le teste calde di zona, colpire uno per educare tutti.
Washington di Obama è la stessa dei Bush (figlio e padre) dal 91 che ha deciso di modificare la cartina del Medio Oriente e ridisegnare nuove frontiere e superare quelli vecchi disegnati dalla Francia e dall'Inghilterra dopo la colonizzazione 60 anni fa, sbriciolando gli Stati attuali a tante comunità sempre più piccole, divise e in conflitto tra di loro, cosi trova nuovi mercati per le sue armi e nuove fonti energetiche che gli permettono di uscire dalla crisi economica in cui è immersa da anni. Sembra quella vecchia leggenda del mostro che aveva otto teste e otto code e richiedeva vergini in sacrificio in cambio della promessa di non devastare il Paese. Gas, petrolio e acqua sono le vergini che chiede il Mostro di oggi.
Dal 2003 quando gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno invaso
l'Iraq sono cambiate molte cose nel Medio Oriente e nell' Occidente, la prima di tutte che non tutta l'Europa è pronta ad affiancare gli Stati Uniti in una guerra dove c'è poco da guadagnare ma molto da perdere ( flussi di rifugiati che scelgono il vecchio continente come destinazione). La seconda è che Saddam Hussein non è Bachar al-Assad ; Saddam era rimasto solo, abbandonato da tutti, il suo partito, il suo esercito, il suo clan, la sua città e la sua comunità, invece Al-Assad dopo due anni di scontri è ancora il capo assoluto supportato dall'esercito e dai suoi amici e alleati ( Iran, Russia, hisbou allah...).
L'altra novità è che i ribelli in Siria, non sono un gruppo omogeneo ma sono sostenuti dalla partecipazione di migliaia di volontari: Jihadisti musulmani dall'Afghanistan e della Cecenia, attraversando i paesi del Golfo e i paesi del Magreb e dei musulmani dell'Europa e questo fa paura non solo all'America ma anche all'Occidente e all'amica Israele e può rafforzare il nemico Iran creando e allargando un sistema dell'Islam estremista.
Alla fin fine anche il mostro della legenda è stato sconfitto da un giovane coraggioso che prima di tagliare le suo otto teste e le suo otto code ha dovuto distrarlo per poi distruggerlo una volta per sempre.
giovedì 7 febbraio 2013
Figli e figliastri e l'infanzia rubata
Occhiali da sole scuri che coprono il piccolo viso pallido e stanco, un giaccone rosa che fa emergere il suo essere ancora bambina malgrado gli sforzi di mostrarsi adulta. Così Sabrina si è presentata questo pomeriggio in ufficio.
Stringeva tra le braccia un piccolo fagottino rosa, una creatura di appena dieci giorni. Dai suoi movimenti traspariva tanto imbarazzo e nervosismo, alle mie domande di routine per compilare i documenti, rispondeva con brevi silenzi e sguardi di aiuto alla madre che la accompagnava, si intuiva la sua difficoltà di concepire la situazione in cui si trovava. Eppure fino qui tutto appariva nella normalità, la mia prima impressione fu, infatti, di trovarmi davanti a un caso comune, la madre quarantenne che lavora dal mattino alla sera come badante per fare fronte alle esigenze della sua piccola famiglia, e due fidanzatini adolescenti che lasciati a loro stessi, ora si trovano a dover fare i genitori, mentre frequentano ancora i banchi della scuola. Si capisce, quindi, il suo smarrimento e il suo bisogno di essere rassicurata e confortata dalla propria madre, in fondo è ancora una bambina, che si è resa conto che il gioco è finito e che quel fagottino che ha tra le braccia non è una bambola di quelle con cui giocava fino a poco tempo fa, ma è un essere umano che dipende da lei in tutto e le ha cambiato il corso della sua vita, è sua figlia.
Sfogliando le carte è, però, emersa una squallida e sconcertante realtà. Innanzitutto, quel ragazzo di appena diciotto anni tanto affettuoso verso di lei non era il padre della bambina e neanche il suo fidanzato, ma il fratello maggiore. Ricongiunti dalla madre dopo che erano rimasti in custodia dalla nonna materna quando si trovò sola e costretta ad'emigrare per mandare avanti la famiglia. In Italia hanno trovato le comodità di una vita facile, la mamma quando c'è e tanta solitudine.
Non volevo entrare nel merito dei dettagli della loro sfera privata ma per dovere d'ufficio e per la completezza dei dati, ho dovuto chiedere del padre della neonata e se fosse stata riconosciuta. Davanti alla sua conferma fu d'obbligo invitare il padre per firmare le carte.
E' tornata di nuovo, dopo mezz'ora sempre con il suo fagottino rosa stretto tra le braccia, ma questa volta non c'erano il fratello e la madre, ma l'accompagnava un uomo di mezza età, basso di corporatura e grasso, dai tratti severi e anche nei modi, sgarbato e prepotente. Aveva 45 anni portati male, coniugato e padre di altri tre figli più o meno coetanei di Sabrina.Un silenzio spaventoso ha investito tutta la stanza, che l'uomo ha, probabilmente, percepito con irritabilità e nervosismo ma non con vergogna. Invece la vergogna si leggeva nei piccoli occhi di lei, ferma un passo dietro di lui, sembrava una statua di marmo, difficile percepire un suo movimento o anche solo un suo respiro. Si sentiva, invece, molto chiaramente la forza con la quale stringeva al suo petto la piccola creatura, mentre l'uomo sbrigava la faccenda con sfacciataggine e arroganza, convito di avere sistemato tutto con il riconoscimento della paternità alla piccola e di avere donato a Sabrina qualche cosa di prezioso senza rendersi conto di quello che le ha rubato.
Come al solito dopo un episodio come questo, tra colleghi si è scatenata una accesa discussione e anche qualche polemica, tra stupore, condanne e qualche indignazione mi ha colpito il ragionamento di qualche maschilista (per non dire altro), che giustifica il fatto come un problema culturale: " da quelle parti è normale, le ragazze crescono prima, non come da noi". A parte che questa tesi non è vera, anche perché la matematica non è una opinione e una ragazza di sedici anni è minorenne qui e ovunque, riguardo alle differenze culturali, mi chiedo cosa può essere rimasto della sua cultura d'origine in Sabrina che ha trascorso più della metà della sua vita in Italia, ha giocato con i bambini italiani e studiato con loro sui banchi della scuola italiana. Questo, però, è un discorso lungo e complesso, va affrontato nelle sedi opportune e con gli addetti ai lavori e non con chiacchiere tra colleghi.
Un' ora dopo, seduta al bar con tanto amaro in bocca più del mio caffè senza zucchero, mi cade l'occhio su il titolo di un articolo della Stampa " Shock in città Pedofilia, arrestato primario a Bari, avrebbe violentato una paziente sedicenne". Come è strano questo Paese, anche nella sofferenza e nella violenza ci sono figli e figliastri!! Per Sabrina una ragazzina d'origine ecuadoriana di soli sedici anni, coetanea della ragazzina di Bari, rimasta incinta di un pedofilo di 45 anni sposato e padre di famiglia non c'è stato nessuno shock in città, anzi nessuno si è accorto del suo dramma consumato in silenzio e solitudine. Come se fosse che con il diventare madre (anche se solo a sedici anni ) cancella i segni e assolve i colpevoli.
sabato 29 dicembre 2012
Storia d'amore e di sangue
Lei ha 34 anni, lui ne ha 51, da Quattro anni sono sposati, un rapporto difficile e travagliato, lui con un matrimonio fallito alle spalle e un figlio adolescente da seguire e da condividere con l'ex moglie, lei con tanti sogni e grandi aspettative, ma la vita in un paese straniero non è sempre rose e fiori. Diminuiscono i soldi e aumentano i litigi. Una discussione, un insulto, uno schiaffo e poi un’altra discussione, un’altro insulto e un’altro schiaffo e cosi via per 4 lunghi anni.In un mattino di venerdì , giornata di mercato, come tutti i giorni, dopo una colazione veloce lui va a lavoro ma prima accompagna lei al paese vicino, dove fa la badante per una signora sola, poi parte per il cantiere, una volta saliti nel camion di nuovo iniziano un’altro litigio, lei lo accusa di tradimento e ancora innamorato della sua ex e che spende tutti i soldi per lei e per il figlio, lui nega, giura e si dispera , i soldi non li porta a casa non per colpa del figlio o della ex moglie ma per colpa dei video poker ...ancora una volta urli, insulti e tanta disperazione, lei scende dal camion in fretta e raggiunge la via principale del mercato, lui dietro di lei urlando e minacciando poi si ferma a guardarla svanire tra la folla, torna nel camion e prendi la strada per andare al lavoro e poi decide di fare dietro -front impugna un coltello e torna a cercarla tra la folla. Ed ecco lei davanti, prima di chiederlo "cosa vuoi ancora?" l’ha colpita prima nel volto, poi nella gola, nelle mani, nella schiena, grida, sangue e tanta paura.... 15 coltellate in pieno giorno in mezzo alla folla.Una corsa contro il tempo all'ospedale un mese di ricovero e 40 punti in lungo e largo il suo piccolo e magro corpo. Assistita e seguita per cancellare le ferite, le ansie,le paure e la solitudine. Assistenti sociali, psicologi mediatrici culturale e volontari.
Dopo un anno di reclusione e qualche mese di arresti domiciliari, con qualche chilo di meno e un può di rughe in più, si è presentato nel mio ufficio a chiedermi di lei, proprio io che l’ho vista strisciare nel suo sangue, proprio io che l’ho presa per mano per più di un anno, cercando di farle superare le sue paure aiutandola a riconciliarsi con la vita. Lui mi chiede aiuto perché per convincerla a rimettersi insieme a lei, a spiegargli che è stato un brutto errore, che lei è l'unica donna che ha sempre amato e ama tuttora , che non riesce a vivere senza di lei. Non credevo nelle mie orecchie, lei si è salvata per miracolo, 15 coltellate in pieno giorno! Lui l’ha abbandonata in un lago di sangue a lottare tra la vita e la morte e adesso parla d’amore, di nostalgia e di speranza, di una vita ancora insieme con lei!malgrado ho imperato ad ascoltare prima di giudicare non c'è l'ho fatta ad ascoltare la sua voce, ogni parola era per me come una nuova coltellata, una ferita nella ferita "fuori, fuori" altro non ho saputo dire.
Stamattina approfittando delle ferie e di una bella giornata di sole in questo inverno gelido, mentre passeggiavo con mia sorella tra le bancarelle del mercato rionale a un certo punto sono rimasta gelata, non di freddo, ma da quanto ho visto: lei e lui mano nella mano a fare compere come una normalissima coppia che vive la sua quotidianità.
Uno sguardo rubato, un mezzo sorriso d'imbarazzo o di vergogna e un disperato tentativo di sfuggire alle mille domande stampate sul mio viso, infatti con un amaro in bocca sono tornata a casa confusa e costernata.
sabato 8 dicembre 2012
I figli degli immigrati e la cittadinanza negata
Sono ragazzi italiani di fatto ma stranieri per legge, i cosiddetti "seconda generazione", nati e o cresciuti in Italia, frequentano scuole Italiane, parlano italiano, pensano e sognano italiano, eppure all'età di quattordici anni si trovano a fare la fila con i loro genitori davanti alle Questure, lasciando le loro impronte digitale come presunti delinquenti.
Per affrontare un tema come questo, superato nella maggior parte dei paesi europei, ma ancora difficile e complicato nel nostro, dobbiamo adottare azioni chiare, coraggiose e lavorare sui fatti e sui dati.I fatti e i dati dicono che l'emergenza non esiste, i numeri parlano d'altro, che gli immigrati sono già una risorsa economica, producono quasi l'11% del PIL italiano e rappresentano solo il 6,34% della popolazione secondo il quindicesimo censimento Istat (aprile 2012) . Devono diventare risorsa sociale, culturale e politica, ne condividono le ansie, le paure, la crisi, le difficoltà e anche la speranza, ma senza voce perché non entrano nel discorso politico e non producono consenso. Il 96% di loro è invisibile perché non fa notizia e non finisce sulle pagine della cronaca. La rigidità della normativa in materia di immigrazione e di cittadinanza, la cosiddetta Legge Bossi-Fini che è stata peggiorata e complicata con il decreto sicurezza del ministro leghista Maroni, costano all'Italia milioni di euro ogni anno, questa rigidità fanno del nostro paese uno dei più chiusi nel mondo occidentale all'acquisto della cittadinanza. Altrove invece le cose vanno diversamente, in Australia possono bastare 2 anni, in Canada 3, negli Stati Uniti, Germania, in Gran Bretagna e in Francia 5 anni, questa ultima ha adottato il "ius soli" dal 1557, invece in Italia l'acquisto della cittadinanza è ancora una corsa ad ostacoli, i figli seguendo lo stato giuridico dei loro genitori che oltre alla lunga residenza (10 anni non interrotti) deve soddisfare altri criteri come il redditto,la buona condotta e l'idoneità alloggiativa e tanto altro. Ma bisogna dire che se la cittadinanza per gli adulti è un problema di stabilità e di sicurezza a casa propria, per i figli degli immigrati nati e o cresciuti in Italia, diventa un nodo cruciale, nascere e crescere sospesi tra due nazioni una è la loro di fatto, l'altra per documento. Possono avere gli occhi a mandorla o la pelle nera ma pensano e parlano il dialetto piemontese o napoletano, con il velo in testa e jeans e scarpe di ginnastica come i loro coetanei. Non sono immigrati, non hanno attraversato nessun confine, sono giovani italiani che vivono nell'incertezza, legati a un permesso di soggiorno.
Oltre 800 mila i nati in Italia ancora giuridicamente stranieri, complessivamente i minori residenti in Italia sono quasi oltre il milione, senza questi ragazzi il Paese sarebbe decisamente più vecchio e avrebbe minore capacità di sviluppo, se la popolazione italiana ha un saldo positivo (differenza tra nascita e decessi) ciò è dovuto ai nuovi nati, figli degli immigrati. Il 13% del totale dei nati quest'anno sono figli di immigrati, anche i dati economici parlano chiaro, 3 milioni e 300 mila gli immigrati che hanno presentato dichiarazione dei redditi. E quindi l'integrazione non è questione di ordine pubblico, ma una grande chance per il domani di tutti.
Portafoglio alla mano, perché in momento di crisi e di grande difficoltà economica, parlare di solidarietà per qualcuno è quasi inopportuno. Dare la cittadinanza ai figli degli immigrati conviene, pensiamo alle rimesse degli immigrati ai loro paesi d'origine. L'immigrato in generale vive una situazione di incertezza per il suo futuro e quello dei suoi figli, ricordiamo il pacchetto sicurezza di Maroni che ha legato il permesso di soggiorno al contratto di lavoro e al reddito, considerando gli immigrati solo come braccia da lavoro e renderli così ostaggi nelle mani dei datori di lavoro. Quanti a causa della crisi sono stati trovati irregolari sul territorio, dopo anni di lavoro, di contributi versati, di vita vissuta, perdendo tutto quello che hanno costruito per anni... gli immigrati per paura preferiscono investire altrove.
Nelle ultime indagini, "euro star" ha rivelato che in Europa con la crisi economica sono crollate anche le rimesse di oltre 22 miliardi di euro, il 7% del totale. Nel 2010 invece in Italia e in Spagna sono aumentate. L'Italia e la Spagna hanno adottato leggi restrittive verso gli immigrati e perciò sono stati incapaci di trattenere le loro ricchezze, tutto questo significa non solo la limitata capacità dell'Italia ad integrare questa risorsa e valorizzarla al meglio, ma anche la non fiducia degli immigrati di un sistema che non gli da nessuna garanzia per il loro futuro e quello dei loro figli. La crisi, la mancanza di fiducia, la rigidità normativa tutto questo ha spinto anche i flussi immigratori verso il nostro paese a fermarsi. La fondazione ISMU ha registrato una caduta di ingressi dell'80% in un anno, altro che invasione... tsunami umano... la verità è che dal 1° gennaio 2010 al 1° gennaio del 2011 gli ingressi sono crollati di 420 mila persone, anche gli irregolari hanno scelto altre destinazioni, invece per il lavoro ci sono più occupati di quelli italiani, oltre il 14% in più. Lo stesso per i figli degli immigrati qualificati, che sono in possesso di competenze intellettuali, professionali sono oggetto di una sorta di "caccia al cervello"da parte di altri paesi come la Germania.
Questi sono i fatti e anche i dati, non possiamo continuare a vedere soltanto una parte della realtà, le migrazioni sono antiche quanto l'umanità, l'impero romano ha assorbito tutti i popoli conquistati, nelle vene degli italiani come nelle vene di tutti gli essere umani scorre il sangue di mille popoli, non c'è un popolo puro, un'identità pura, una lingua pura.
Le differenze devono essere considerate come risorse positive che consentono maggiore libertà e aprono a maggiori opportunità. Non possiamo consentire a certe ideologie populiste di giocare con il destino degli altri per lo più se sono dei bambini, ad ostacolare il cammino del nostro Paese verso un futuro sereno che accetta e abbraccia i suoi figli senza distinzione di razza, di colore o di religione. Ghandi diceva "noi dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo", ai populisti diciamo che "chi abita in Alaska non può fare a meno della neve".
Il vento non si ferma con le mani, il mondo sta cambiando velocemente, chi si ferma viene spazzato via, è tempo di buona politica, che ricomincia a mettere al centro l'umanità, le persone in carne ed ossa, che lavorano, abitano e crescono qui ed ora.
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