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venerdì 30 agosto 2013

La bellezza è nella diversità

       
Ogni Venerdì mattina, l'ufficio immigrazione è aperto al pubblico per dare informazione e disbrigo delle pratiche di permessi e carte di soggiorno ai parenti di cittadini italiani (coniugi, figli e genitori). Un flusso infinito di coppie miste, di bambini con occhi a mandorla e i cappelli biondi, o a volte con la pelle color cioccolato e gli occhi azzurri e a volte anche di anziani da popoli lontani che seguono i figli diventati cittadini italiani. Persone da ogni parte del mondo con lingue, religione, razze e colori diversi, ma che fanno parte dello stesso nucleo famigliare,
       
L'Italia di oggi è fatta anche di queste persone, di queste famiglie e di questi bambini invisibili di cui non parla nessuno.
Condividono con noi ansie e speranze, ci arricchiscono  non solo  di crescita demografica ma anche d'esperienze e di competenze nuove, eppure c'è qualcuno che si ostina a rifiutare il cambiamento e a negare l'evidenza per paura o per interesse o solo per ignoranza, alzano i muri e creano ostacoli senza rendersi conto che il vento non si ferma con le mani e che la vita è meglio vederla a colori invece accontentarsi del bianco e nero.

mercoledì 28 agosto 2013

La Siria di oggi è l'Iraq di ieri. Una guerra per sopravvivenza

   
      Iraq, Afganistan e adesso tocca anche alla Siria, lo stesso scenario con lo stesso protagonista: Gli Stati Uniti d'America. Come un vecchio film a puntate. Tutto inizia con false accuse e una feroce propaganda contro il nemico: Armi chimiche di Saddam, Al Qaida, il terrorismo dei Talebani per l'Afganistan e adesso il gas nervino in Siria, isolare il nemico da fuori e indebolirlo addestrando e armando  gli oppositori di dentro per arrivare all'offensiva militare e dargli il colpo di grazia,acon l'appoggio degli amici e il silenzio degli nemici. Una guerra pulita e quasi santa, confezionata e preparata per portare pace e democrazia e salvare i popoli sottomessi dalla morsa  dei dittatori, invece è una lezione di vita per tutte le teste calde di zona, colpire uno per educare tutti.   

       Washington di Obama è la stessa dei Bush (figlio e padre) dal 91 che ha deciso di modificare la cartina del Medio Oriente e ridisegnare nuove frontiere e superare quelli vecchi disegnati dalla Francia e dall'Inghilterra dopo la colonizzazione 60 anni fa,  sbriciolando gli Stati attuali a tante comunità sempre più piccole, divise e in conflitto tra di loro, cosi trova nuovi mercati per le sue armi e nuove fonti energetiche che gli permettono di uscire dalla crisi economica in cui è immersa da anni. Sembra quella vecchia leggenda del mostro che aveva otto teste e otto code e richiedeva vergini in sacrificio in cambio della promessa di non devastare il Paese. Gas, petrolio e acqua sono le vergini che chiede il Mostro di oggi.


Dal 2003 quando gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno invaso 
l'Iraq sono cambiate molte cose nel Medio Oriente e nell' Occidente, la prima di tutte che non tutta l'Europa è pronta ad affiancare gli Stati Uniti in una guerra dove c'è poco da guadagnare ma molto da perdere ( flussi di rifugiati che scelgono il vecchio continente come destinazione). La seconda è che    Saddam Hussein non è Bachar al-Assad ; Saddam era rimasto solo, abbandonato da tutti, il suo partito, il suo esercito, il suo clan, la sua città e la sua comunità, invece Al-Assad dopo due anni di scontri è ancora il capo assoluto supportato dall'esercito e dai suoi amici e alleati ( Iran, Russia, hisbou allah...).

L'altra novità è che i ribelli in Siria, non sono un gruppo omogeneo ma sono sostenuti dalla partecipazione di migliaia di volontari: Jihadisti musulmani dall'Afghanistan e della Cecenia, attraversando i paesi del Golfo e i paesi del Magreb e dei musulmani dell'Europa e questo fa paura non solo all'America ma anche all'Occidente e all'amica Israele e può rafforzare il nemico Iran creando e allargando un sistema dell'Islam estremista.  
Alla fin fine anche il mostro della legenda è stato sconfitto da un giovane coraggioso che prima di tagliare le suo otto teste e le suo otto code ha dovuto distrarlo per poi distruggerlo una volta per sempre.


giovedì 7 febbraio 2013

Figli e figliastri e l'infanzia rubata

        Occhiali da sole scuri che coprono il piccolo viso pallido e stanco, un giaccone rosa che fa emergere il suo essere ancora bambina malgrado gli sforzi di mostrarsi adulta. Così Sabrina si è presentata questo pomeriggio in ufficio.

         Stringeva tra le braccia un piccolo fagottino rosa, una creatura di appena dieci giorni. Dai suoi movimenti traspariva tanto imbarazzo e nervosismo, alle mie domande di routine per compilare i documenti, rispondeva con  brevi silenzi e sguardi di aiuto alla madre che la accompagnava, si intuiva la sua difficoltà di concepire la situazione in cui si trovava. Eppure fino qui tutto appariva nella normalità, la mia prima impressione fu, infatti, di trovarmi davanti a un caso comune, la madre quarantenne che lavora dal mattino alla sera come badante per fare fronte alle esigenze della sua piccola famiglia, e due fidanzatini adolescenti che lasciati a loro stessi, ora si trovano a dover fare i genitori, mentre frequentano ancora i banchi della scuola. Si capisce, quindi, il suo smarrimento e il suo bisogno di essere rassicurata e confortata dalla propria madre, in fondo è ancora una bambina, che si è resa conto che il gioco è finito e che quel fagottino che ha tra le braccia non è una bambola di quelle con cui giocava fino a poco tempo fa, ma è un essere umano che dipende da lei in tutto e le ha cambiato il corso della sua vita, è sua figlia. 

         Sfogliando le carte è, però, emersa una squallida e sconcertante realtà. Innanzitutto, quel ragazzo di appena diciotto anni tanto affettuoso verso di lei non era il padre della bambina e neanche il suo fidanzato, ma il fratello maggiore. Ricongiunti dalla madre dopo che erano rimasti in custodia dalla nonna materna quando si trovò sola e costretta ad'emigrare per mandare avanti la famiglia. In Italia hanno trovato le comodità di una vita facile, la mamma quando c'è e tanta solitudine. 

          Non volevo entrare nel merito dei dettagli della loro sfera privata ma per dovere d'ufficio e per la completezza dei dati, ho dovuto chiedere del padre della neonata e se fosse stata riconosciuta. Davanti alla sua conferma fu d'obbligo invitare il padre per firmare le carte. 

E' tornata di nuovo, dopo mezz'ora sempre con il suo fagottino rosa stretto tra le braccia, ma questa volta non c'erano il fratello e la madre, ma l'accompagnava un uomo di mezza età, basso di corporatura e grasso, dai tratti severi e anche nei modi, sgarbato e prepotente. Aveva 45 anni portati male, coniugato e padre di altri tre figli più o meno coetanei di Sabrina.Un silenzio spaventoso ha investito tutta la stanza, che l'uomo ha, probabilmente, percepito con irritabilità e nervosismo ma non con vergogna. Invece la vergogna  si leggeva nei piccoli occhi di lei, ferma un passo dietro di lui, sembrava una statua di marmo, difficile percepire un suo movimento o anche solo un suo respiro. Si sentiva, invece, molto chiaramente la forza con la quale stringeva al suo petto la piccola creatura, mentre l'uomo sbrigava la faccenda con sfacciataggine e arroganza, convito di avere sistemato tutto con il riconoscimento della paternità alla piccola e di avere donato a Sabrina qualche cosa di prezioso senza rendersi conto di quello che le ha rubato.

           Come al solito dopo un episodio come questo, tra colleghi si è scatenata una accesa discussione e anche qualche polemica, tra stupore, condanne e qualche indignazione mi ha colpito il ragionamento di qualche maschilista (per non dire altro), che giustifica il fatto come un problema culturale: " da quelle parti è normale, le ragazze crescono prima, non come da noi". A parte che questa tesi non è vera, anche perché la matematica non è una opinione e una ragazza di sedici anni è minorenne qui e ovunque, riguardo alle differenze culturali, mi chiedo cosa può essere rimasto della sua cultura d'origine in Sabrina che ha trascorso più della metà della sua vita in Italia,  ha giocato con i bambini italiani e studiato con loro sui banchi della scuola italiana. Questo, però, è un discorso lungo e complesso, va affrontato nelle sedi opportune e con gli addetti ai lavori e non con chiacchiere tra colleghi. 

        Un' ora dopo, seduta al bar con tanto amaro in bocca più del mio caffè senza zucchero, mi cade l'occhio su il titolo di un articolo della Stampa " Shock in città Pedofilia, arrestato primario a Bari, avrebbe violentato una paziente sedicenne".          Come è strano questo Paese, anche nella sofferenza e nella violenza ci sono figli e figliastri!! Per Sabrina una ragazzina d'origine ecuadoriana di soli sedici anni, coetanea della ragazzina di Bari, rimasta incinta di un pedofilo di 45 anni sposato e padre di famiglia non c'è stato nessuno shock in città, anzi nessuno si è accorto del suo dramma consumato in silenzio e solitudine. Come se fosse che con il diventare madre (anche se solo a sedici anni ) cancella i segni e assolve i colpevoli.