sabato 29 dicembre 2012
Storia d'amore e di sangue
Stamattina approfittando delle ferie e di una bella giornata di sole in questo inverno gelido, mentre passeggiavo con mia sorella tra le bancarelle del mercato rionale a un certo punto sono rimasta gelata, non di freddo, ma da quanto ho visto: lei e lui mano nella mano a fare compere come una normalissima coppia che vive la sua quotidianità.
sabato 8 dicembre 2012
I figli degli immigrati e la cittadinanza negata
Sono ragazzi italiani di fatto ma stranieri per legge, i cosiddetti "seconda generazione", nati e o cresciuti in Italia, frequentano scuole Italiane, parlano italiano, pensano e sognano italiano, eppure all'età di quattordici anni si trovano a fare la fila con i loro genitori davanti alle Questure, lasciando le loro impronte digitale come presunti delinquenti.
Per affrontare un tema come questo, superato nella maggior parte dei paesi europei, ma ancora difficile e complicato nel nostro, dobbiamo adottare azioni chiare, coraggiose e lavorare sui fatti e sui dati.I fatti e i dati dicono che l'emergenza non esiste, i numeri parlano d'altro, che gli immigrati sono già una risorsa economica, producono quasi l'11% del PIL italiano e rappresentano solo il 6,34% della popolazione secondo il quindicesimo censimento Istat (aprile 2012) . Devono diventare risorsa sociale, culturale e politica, ne condividono le ansie, le paure, la crisi, le difficoltà e anche la speranza, ma senza voce perché non entrano nel discorso politico e non producono consenso. Il 96% di loro è invisibile perché non fa notizia e non finisce sulle pagine della cronaca. La rigidità della normativa in materia di immigrazione e di cittadinanza, la cosiddetta Legge Bossi-Fini che è stata peggiorata e complicata con il decreto sicurezza del ministro leghista Maroni, costano all'Italia milioni di euro ogni anno, questa rigidità fanno del nostro paese uno dei più chiusi nel mondo occidentale all'acquisto della cittadinanza. Altrove invece le cose vanno diversamente, in Australia possono bastare 2 anni, in Canada 3, negli Stati Uniti, Germania, in Gran Bretagna e in Francia 5 anni, questa ultima ha adottato il "ius soli" dal 1557, invece in Italia l'acquisto della cittadinanza è ancora una corsa ad ostacoli, i figli seguendo lo stato giuridico dei loro genitori che oltre alla lunga residenza (10 anni non interrotti) deve soddisfare altri criteri come il redditto,la buona condotta e l'idoneità alloggiativa e tanto altro. Ma bisogna dire che se la cittadinanza per gli adulti è un problema di stabilità e di sicurezza a casa propria, per i figli degli immigrati nati e o cresciuti in Italia, diventa un nodo cruciale, nascere e crescere sospesi tra due nazioni una è la loro di fatto, l'altra per documento. Possono avere gli occhi a mandorla o la pelle nera ma pensano e parlano il dialetto piemontese o napoletano, con il velo in testa e jeans e scarpe di ginnastica come i loro coetanei. Non sono immigrati, non hanno attraversato nessun confine, sono giovani italiani che vivono nell'incertezza, legati a un permesso di soggiorno.
Oltre 800 mila i nati in Italia ancora giuridicamente stranieri, complessivamente i minori residenti in Italia sono quasi oltre il milione, senza questi ragazzi il Paese sarebbe decisamente più vecchio e avrebbe minore capacità di sviluppo, se la popolazione italiana ha un saldo positivo (differenza tra nascita e decessi) ciò è dovuto ai nuovi nati, figli degli immigrati. Il 13% del totale dei nati quest'anno sono figli di immigrati, anche i dati economici parlano chiaro, 3 milioni e 300 mila gli immigrati che hanno presentato dichiarazione dei redditi. E quindi l'integrazione non è questione di ordine pubblico, ma una grande chance per il domani di tutti.
Portafoglio alla mano, perché in momento di crisi e di grande difficoltà economica, parlare di solidarietà per qualcuno è quasi inopportuno. Dare la cittadinanza ai figli degli immigrati conviene, pensiamo alle rimesse degli immigrati ai loro paesi d'origine. L'immigrato in generale vive una situazione di incertezza per il suo futuro e quello dei suoi figli, ricordiamo il pacchetto sicurezza di Maroni che ha legato il permesso di soggiorno al contratto di lavoro e al reddito, considerando gli immigrati solo come braccia da lavoro e renderli così ostaggi nelle mani dei datori di lavoro. Quanti a causa della crisi sono stati trovati irregolari sul territorio, dopo anni di lavoro, di contributi versati, di vita vissuta, perdendo tutto quello che hanno costruito per anni... gli immigrati per paura preferiscono investire altrove.
Nelle ultime indagini, "euro star" ha rivelato che in Europa con la crisi economica sono crollate anche le rimesse di oltre 22 miliardi di euro, il 7% del totale. Nel 2010 invece in Italia e in Spagna sono aumentate. L'Italia e la Spagna hanno adottato leggi restrittive verso gli immigrati e perciò sono stati incapaci di trattenere le loro ricchezze, tutto questo significa non solo la limitata capacità dell'Italia ad integrare questa risorsa e valorizzarla al meglio, ma anche la non fiducia degli immigrati di un sistema che non gli da nessuna garanzia per il loro futuro e quello dei loro figli. La crisi, la mancanza di fiducia, la rigidità normativa tutto questo ha spinto anche i flussi immigratori verso il nostro paese a fermarsi. La fondazione ISMU ha registrato una caduta di ingressi dell'80% in un anno, altro che invasione... tsunami umano... la verità è che dal 1° gennaio 2010 al 1° gennaio del 2011 gli ingressi sono crollati di 420 mila persone, anche gli irregolari hanno scelto altre destinazioni, invece per il lavoro ci sono più occupati di quelli italiani, oltre il 14% in più. Lo stesso per i figli degli immigrati qualificati, che sono in possesso di competenze intellettuali, professionali sono oggetto di una sorta di "caccia al cervello"da parte di altri paesi come la Germania.
Questi sono i fatti e anche i dati, non possiamo continuare a vedere soltanto una parte della realtà, le migrazioni sono antiche quanto l'umanità, l'impero romano ha assorbito tutti i popoli conquistati, nelle vene degli italiani come nelle vene di tutti gli essere umani scorre il sangue di mille popoli, non c'è un popolo puro, un'identità pura, una lingua pura.
Le differenze devono essere considerate come risorse positive che consentono maggiore libertà e aprono a maggiori opportunità. Non possiamo consentire a certe ideologie populiste di giocare con il destino degli altri per lo più se sono dei bambini, ad ostacolare il cammino del nostro Paese verso un futuro sereno che accetta e abbraccia i suoi figli senza distinzione di razza, di colore o di religione. Ghandi diceva "noi dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo", ai populisti diciamo che "chi abita in Alaska non può fare a meno della neve".
Il vento non si ferma con le mani, il mondo sta cambiando velocemente, chi si ferma viene spazzato via, è tempo di buona politica, che ricomincia a mettere al centro l'umanità, le persone in carne ed ossa, che lavorano, abitano e crescono qui ed ora.
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