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martedì 23 ottobre 2012

I clan per bene

       ....è insopportabile questo ambiente ostile, ignorante e prepotente, la parola clan non descrive solo i gruppi mafiosi, ma esistono i clan che sono presenti anche nei luoghi di lavoro, Ricattano, minacciano, discriminano e danneggiano il cuore e l'anima delle loro vittime prima degli loro interessi. Ti spogliano tutti i giorni di quello ché rimasto della tua dignità e umanità.

Non ci deve essere un motivo, una ragione perché una persona cada nella loro disgrazia, basta una parola di troppo, una diversità intellettuale o anche per invidia e ti trovi nel mirino, accerchiato da persone per bene nel singolare ma quando fanno gruppo (clan) diventano feroci e malvagi, uniti per punire uno, ed educare tutti gli altri, e se al comando c'è una donna, la cattiveria scopre la sua faccia peggiore. Così agiscono indisturbati, favoriti dalla paura che garantisce il silenzio e la sottomissione di quel gregge disorientato e perduto in cerca di sopravvivere in pace e di non cadere nel mirino del clan per bene, che a sua volta è vittima di chi li sta sopra. Cosi si marcano i territori e si disegnano le frontiere e si costruiscono gli alleanze, chi è dentro è dentro, chi è fuori è candidato a diventare bersaglio e cavia, spinti anche loro dalla paura e vittime di continue mortificazioni si guadagnano un posto al sole nel clan, per vivere un giorno da leoni e cafoni e il resto da conigli e coglioni.

venerdì 5 ottobre 2012

Mondo islamico, mondo sconosciuto



Intervista a Sabah Naimi
(Dopo l’articolo di don Walter Fiocchi Un film può cambiare la storia? e il contributo molto interessante di Patrizia Nosengo dal titolo Pensieri sparsi a proposito di Islam e Occidente, la discussione sul Islam e Occidente continua con un’intervista a Sabah Naimi, nativa del Marocco e cittadina italiana, nonché attuale Presidente del forum immigrazione PD provincia Alessandria.  Ap).
Quali tra gli eventi intervenuti negli ultimi mesi nello scacchiere orientale, ritiene di particolare rilevanza per giudicare la natura ed il carattere politico legati alla cultura ed alla religione islamica?
Quello che è successo nel mondo arabo – musulmano negli ultimi mesi a proposito della cosiddetta “primavera araba”, non ha a che fare con la religione islamica, ma con processi evolutivi socioculturali. Il cambiamento generazionale, la globalizzazione economica e il potenziamento dei mezzi di comunicazione, ha fatto si che la nuova generazione non si riconosce e non si sente rappresentata dai vecchi governi. Se i loro padri, vuoi per scarsa scolarizzazione, vuoi per il terrore che gli è stato imposto dai governi dittatoriali, hanno accettato di sottomettersi, vivendo così quello che tutti possiamo immaginare in una dittatura, i figli invece che sono cresciuti con internet e con le tv satellitari, certe disparità e ingiustizie non sono più tollerabili. Invero i nuovi governi costituitisi dalla rivoluzione  libica, tunisina ed egiziana sono rappresentati perlopiù dall'area moderata dell’Islam ponendo ai margini gli estremisti in genere. La gente in questi paesi ha avanzato una richiesta chiara di democrazia, di giustizia, di libertà, di lotta alla corruzione e non di religione. Non ce n’era bisogno!