Credo che la perdita di un familiare provoca un dolore immenso per ogni essere umano, ma il dolore di perdere un figlio per una madre non ha paragone, e qualcosa di atroce e insopportabile, anzi di è disumano. Perciò, davanti all'ennesima provocazione del Sap (il sindacato autonomo di Polizia) che ieri a Rimini nel suo congresso nazionale in presenza di ospiti illustri e con quel' applauso di circa cinque minuti inspiegabile e inopportuno e con i delegati in piedi, per tre dei quattro poliziotti condannati in via definitiva per l'uccisione di Federico Aldrovandi, non hanno solo screditato e insabbiato il lavoro difficile e a volte anche pericoloso che affrontano le forze del'ordine tutti i giorni, e non è solo un gesto di cattivo gusto e una mancanza di rispetto verso il dolore di una madre che lotta per avere giustizia e il diritto di piangere la morte del proprio figlio che è stato assassinato per mani di chi doveva proteggerlo, ma segna un solco profondo e un punto di non ritorno tra un normale cittadino e un altro con divisa e manganello. Un solco colmo di rancore, di rabbia, di sfiducia e di ostilità con cui prima o poi questo Paese se non sa reagire adesso ne dovrà fare i conti domani.